NANDROLONE E ANTIDOPING, LE ATTUALI RICERCHE Torna alla Home Page

Nandrolone. E’ ormai il triste protagonista dello sport nostrano negli ultimi tempi. Dopo le polemiche e i numerosi casi di “positività” che hanno caratterizzato la stagione calcistica 2001-2002, sui "media" e nelle trasmissioni tv è comparso di tutto ed il contrario di tutto. Dalla possibilità che si possa assumere attraverso certi alimenti, alla presenza negli integratori e/o addirittura nello shampoo. Per contribuire ad un minimo di chiarezza abbiamo fatto il punto con i nostri esperti sulle modalità di analisi nei test antidoping, per cercare di allontanare qualche dubbio e le incertezze maggiori: dall’affidabilità dei test, alla “soglia” (2 ng/mL) oltre la quale l’atleta viene considerato “positivo”, cioè dopato.

Partiamo da cosa si cerca materialmente nelle urine. Non si va alla caccia della sostanza in sé, quanto piuttosto dei suoi metaboliti, che sono due: il norandrosterone (NA) e noretiocolanone (NE).

Dehennin, Bonnaire e Plou in un lavoro del 1999 (J.Chromatogr.Sci Appl 1999 Ian 22,721(2) 301-7) descrivono il metodo di determinazione e calcolano l'intervallo di riferimento in soggetti che non hanno assunto lo steroide. Ecco le loro conclusioni.

Caratteristiche del metodo per la determinazione del norandrosterone:

Precisione alla concentrazione di 0.4 ng/mL  4%
Precisione alla concentrazione di 0.04 ng/mL 14%

Recupero analitico
82%
Limite di determinazione analitica 0.02 ng/mL

 Diciamo subito che quando un test rispetta tali caratteristiche si può affermare con certezza che il metodo è altamente affidabile per determinare concentrazioni al pari od al di sopra di 2.0 ng/mL che rappresenta il limite stabilito dal Cio, il comitato olimpico internazionale.

 C’è poi l’intervallo di riferimento:

E' stato determinato su campioni di urine di trenta soggetti. L'intervallo di concentrazione urinaria di NA oscillava tra 0.01 e 0.32 ng/mL. La media geometrica di tale distribuzione addizionata di 4 Deviazioni Standard portava a 2.0 ng/mL. Tale dato sta a significare che la probabilità che un soggetto possa presentare il valore pari o superiore a 2 ng/mL è inferiore ad 1 caso su mille. E già la percentuale delle positività riscontrate nel calcio in rapporto al numero dei test effettuati rappresenta uno scostamento quanto meno sospetto, cioè da indagare.

 Vediamo ora cosa dicono le principali ricerche sul nandrolone effettuate fino ad oggi

 Ricerca di Kintz, Cicimele,Ludes del 1999 (Acta clin Belg Supp 1999, 68-73) mostra come un campione di popolazione normale ed atleti (60 soggetti) presentasse valori nettamente al di sotto del limite di 2 ng/mL. Questo lavoro, inoltre, evidenza altri dati di rilievo che possono chiarire molto sull’eventuale assunzione o meno del farmaco vietato.

1)     Somministrazioni orali di nandrolone solfato pari a 22 mg danno una risposta positiva sino a 48 ore dopo l'ingestione.

Ciò vuol dire che somministrazioni inferiori richiedono un periodo di smaltimento inferiore e che eventualmente è possibile assumere questa sostanza fino a due giorni dai test antidoping nella concentrazione citata. Una concentrazione di quel tipo, cioè, assunta prima non sarebbe rilevata. Non è difficile, dunque, ipotizzare che, al termine di una partita infrasettimanale, per esempio,  al fine di accelerare il recupero si faccia ricorso a tale “trattamento”. Del resto, la media elevata dei casi “border line” indica una tendenza comune, cioè una grande diffusione del fenomeno. 

2)     Somministrazioni intramuscolari pari a 50 mgdi undecanoato danno una risposta positiva oltre un mese dalla somministrazione. 

3)     Somministrazioni orali pari a 100mg di norandrostenediolo e nonandrostenedione danno una risposta positiva sino ad 8 giorni. 

Questi due casi sono difficilmente ipotizzabili in un campionato in cui spesso si giocano anche match infrasettimanali. A meno di non essere dei veri e propri kamikaze del doping. Ma se si gioca un match a distanza di una settimana dall’altro ecco che la ipotesi di cui al punti 3 diventa “praticabile”. E, sempre, i casi “border line” ed il loro scostamento dall’1/1000 della statistica, indicano come in realtà sia perfettamente ipotizzabile un simile caso. 

Ricerca di Le Bizec et all (Rapid Commun Mass Spectrom 2000,14(12)1058-65.

In tale lavoro viene riportato (3casi) che l'ingestione di 300 gr di carne di suino  (in cui il 17 beta nandrolone è presente nel suino non castrato) può dare un valore al di sopra del limite prefissato dei 2 ng/mL, ritornando nella norma dopo 48 ore. Il che potrebbe avvalorare la tesi di un’assunzione involontaria per via alimentare. Ma si tratta di una ricerca basata su un numero esiguo di casi, dunque poco credibile. Così come è poco credibile che un atleta – un giorno o al massimo due prima della gara – ingerisca una quantità così grande di carne di maiale. E’ in ogni caso una pista da indagare e approfondire.

 Ricerca di Le Bizec, Monteau, Gaudin, Andre (J Chromatogr B Biomed Sci Appl 1999 Feb 19,723(1-2)157; si afferma che il norandrosterone aumenta dopo esercizio intenso da tre a quattro volte per concludere di rideterminare i limiti attuali (2ng/mL) dopo ricerche complementari che codifichino esattamente valori massimali fisiologici sotto stress. E’ chiaro che anche questo aspetto meriterebbe un’indagine più approfondita, ma – tutto sommato – questa ricerca non sembra andare incontro a chi sostiene che il limite debba essere spostato più in alto rispetto ai 2 ng/mL attuali. Infatti, se l'aumento di 2-4 volte è rilevato sui valori uguali a quello massimo (0.32 ng/mL) riportato nel lavoro precedentemente citato, un aumento anche di quatto volte non consentirebbe di raggiungere il limite di 2 ng/mL.

 I test fatti dopo settimane. Altra obiezione che viene fatta in questi giorni: dal momento del prelievo a quello della analisi passa troppo tempo, lasciando intendere che le concentrazioni  possano variare rendendo i test inattendibili. Ma l'aumento della concentrazione degli ormoni nelle urine con il passare del tempo appare poco plausibile. Nella normale prassi del laboratorio i campioni destinati alle determinazioni ormonali, se non trattati immediatamente, vengono conservati a -20°C; non perché si tema un aumento della loro concentrazione, bensì per il contrario: perché si teme un loro deterioramento e quindi una diminuzione della loro concentrazione. Concentrazione diminuita significa minori possibilità di individuare la “soglia” dei 2 ng/mL. Un aumento della concentrazione si potrebbe avere per fenomeni di evaporazione del liquido biologico (provetta non tappata), ma per avere aumenti significativi dovrebbe passare talmente tanto tempo da non essere conciliabile con i tempi della  normale risposta di laboratorio.

Gli integratori. Un problema di nandrolone (od analoghi) presente e non dichiarati negli integratori esiste ed è stato già dimostrato (casi Batocletti, Luperini, ecc.). Ma questo non  può essere un alibi usato all’infinito, altrimenti equivarrebbe alla liberalizzazione del nandrolone. Una soluzione ci sarebbe e dovrebbe essere a cura delle società sportive per garantirsi contro eventuali “fughe in avanti” dell’atleta. Sarebbe sufficiente conservare un campione "intatto" (sigillato) dell'integratore somministrato all'atleta. In caso di positività del medesimo atleta per uno steroide qualsiasi si farebbe l’analisi del campione conservato, uguale a quello somministrato dalla società. La mancata presenza dello steroide nel campione conservato indicherebbe una eventuale assunzione “individuale”, dunque non attribuibile alla società stessa. 

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